Le Mura Venete: Patrimonio dell’Umanità UNESCO

mura venete

Abitare nei dintorni di Bergamo significa non solo poter godere dei suoi meravigliosi paesaggi collinari che, in ogni stagione, si tingono di colori diversi, ma anche avere a portata di mano alcune delle eredità del passato che fanno dell’Italia una nazione ideale da visitare, per il turismo estero (e non solo).

C’è, infatti, da considerare che alcuni continenti, come l’America e l’Australia, hanno sicuramente una storia molto più recente di quella europea, che non può competere con millenni di contaminazioni, dominazioni, imperi e regni che, nel frattempo, si sono succeduti sui nostri territori.

Ad esempio, tra i Patrimoni dell’Umanità UNESCO ritroviamo le incredibili Mura Venete, testimoni dell’antico dominio di Venezia sulla città bergamasca e imponente cinta muraria nata con il ruolo di sistema difensivo.

La storia

Quello che si offre al visitatore è un muraglione perfettamente integro e ben conservato che ha attraversato, con i bergamaschi, secoli di storia, uscendo indenne persino dalle guerre.

La storia della città, come quella di tutto il territorio italiano, si perde nel tempo, arrivando ad affondare le proprie origini in diversi secoli prima di Cristo; d’altro canto, la posizione collinare le ha sempre fornito un’ottima destinazione strategico-militare, tant’è che fonti storiche attestano che Bergamo fosse fortificata già in epoca romana. Tuttavia, ad oggi, le mura medioevali del X secolo restano un reperto più evidente, soppiantando e sovrapponendosi a quelle precedenti.

Dopo essere stata importante ducato longobardo e, successivamente, restaurata la monarchia, Bergamo divenne centro di una contea franca e di quel periodo è anche l’edificazione del castello di San Vigilio, baluardo militare della città.

L’epoca comunale fu un susseguirsi di due secoli di lotte fratricide tra guelfi e ghibellini (periodo storico che ispirò anche la celebre tragedia di Shakespeare, “Romeo e Giulietta“) dopo i quali, finalmente, arrivò un po’ di agognata tranquillità con Giovanni del Lussemburgo, re di Boemia, nel 1331.

È proprio in quest’anno che cominciò la costruzione della prima roccaforte, sul colle di Sant’Eufemia, sotto gli ordini del vicario del re, Guglielmo di Castelbarco. Si dovette aspettare l’entrata in scena dei Visconti, però, per assistere alla chiusura dei lavori e all’opera completata.

L’antica famiglia nobiliare, infatti, successe al re di Boemia nel dominio su Bergamo e, appurata l’effettiva importanza di quella imponente opera architettonica, proseguì e ne rafforzò l’edificazione, includendo, sul colle San Giovanni, un nuovo complesso militare, detto “la Cittadella“, con lo scopo di difendere la città attraverso un vero e proprio recinto fortificato.

Le mura finirono per comprendere non solo il centro cittadino dell’epoca, ma anche territori più periferici: al termine, vennero chiamate con il nome di “Muraine” e vennero concluse intorno al 1350 ed ampliate, come detto, entro il 1375.

Ben presto, la struttura divenne, inoltre, confine daziario, acquisendo un ruolo anche negli scambi commerciali e nei contatti tra i popoli, e venendo ulteriormente ampliate, poi, a protezione del borgo di San Lorenzo, dai Veneziani (il cui dominio sul territorio era succeduto al precedente nel 1428). Questi ulteriori lavori si erano resi necessari poiché, da un lato, la città era preda dei Visconti, che non avevano accettato la sconfitta e, dall’altro, anche francesi e spagnoli premevano per invaderne il territorio.

In questa fase venne costruita la cintura di bastioni lunga 6200 metri che conosciamo oggi (che rendeva Bergamo una fortezza inespugnabile) e un torrione difensivo, detto del Galgario. Vennero impiegati tantissimi operai, architetti lagunari, soldati e demoliti tantissimi edifici (si dice circa 250) tra cascine, abitazioni, laboratori e persino luoghi di culto, tra cui l’antica cattedrale di Sant’Alessandro, che custodiva le reliquie del patrono, ed un convento. Questo, come prevedibile, non piacque al clero locale che provvide immediatamente a lanciare tante scomuniche quanti edifici religiosi vennero coinvolti; anatemi che soltanto con una ingente risorsa pecuniaria si riuscirono ad arginare per salvaguardare chi lavorava a questa impresa mastodontica. Vennero, ovviamente, “riciclati” alcuni tratti già presenti dall’epoca romana, alcuni dei quali, però, nei secoli successivi, vennero sostituiti perché versanti in pessime condizioni.

Ci vollero oltre 27 anni e 1 milione di ducati per terminare il tutto, più, naturalmente, i costi extra derivanti dalle scomuniche citati precedentemente.

Sebbene le mura non abbiano mai rivestito, poi, nella realtà, un ruolo militare, entrarono a far parte della vita civile della città, andando incontro ad un conseguente periodo di decadenza.

Nel 1859 furono attraversate da Garibaldi (tant’è che una porta venne rinominata a suo nome) quando la città venne annessa al Piemonte ma, nel 1901, le Muraine vennero abbattute con la soppressione del dazio: restano il tratto merlato e dotato delle feritoie originali in via Lapacano e, nella città bassa, la torre.

In anni recenti (tra il 1976 e il 1984) le mura sono state riscoperte, restaurate e ripulite, fino a diventare una passeggiata classica (sia in auto che a piedi) per bergamaschi e turisti, offerente panorami mozzafiato.

Vengono organizzate anche visite guidate interne, competizioni esclusive e messe in opera diverse iniziative, tant’è che, il 9 luglio 2017, l’UNESCO ne ha ufficializzato l’ingresso tra i Patrimoni dell’Umanità!