Intervista ad un titolare di agenzia immobiliare

– Lei, se tornasse indietro, prenderebbe di nuovo questa via professionale, o la scarterebbe.
– A parte personaggi come Einstein, Picasso, Karajan, cioè, i ” predestinati”, tutti noi altri potremmo fare anche qualcosa d’altro, tornando indietro. Tutti abbiamo nostalgie, sogni non realizzati.
Se, però, il senso della domanda era: è insoddisfatta, si sente di aver preso questa strada di agente immobiliare solo come ripiego, allora rispondo no. Non fu solo un modo per campare. E nemmeno solo perché la famiglia, i diverse articolazioni, è vissuta sulle ” costruzioni” ( progettando, costruendo, ristrutturando, agendo da intermediazione nella compre-vendita).
Certo, il ” paesaggio” familiare mi ha condizionato, ma non costretto, vincolato.
– Cosa Le piace, di più, nel suo lavoro.
– La fatica, la ricerca continua, il fatto che una cosa, una compra-vendita, prima di andare a buon fine, è in genere il risultato di un lavoro lungo, paziente, sia al tuo tavolo da lavoro, al tuo pc, ma, soprattutto con gli esseri umani, gli altri.
-Mi permette una domanda maliziosa: tutti i venditori devono fare una certa fatica, per convincere il cliente…..
– Vero, ma un agente immobiliare non è un venditore come un negoziante di qualsiasi oggetto, lo dico con tutto il rispetto, ovviamente per chi fa questo mestiere.
In fin dei conti se un paio di scarpe non ti piace, dopo averlo acquistato, lo lasci lì.
-Beh, è questione anche di prezzo, prezzo molto diverso da una casa..
-Sì, ma anche per oggetti più costosi, una automobile. Se non ti va più, ti arrabatti, “la dai dentro”, la vendi ad un parente o ad un amico, ci rimetti qualcosa, ma, insomma, un rimedio lo trovi. Una casa, è una vicenda terribilmente più complessa. E il costo, è una variabile importante, enormemente importante, di questa complessità, ma non il solo.
-Cioè.
-Una casa è il posto dove vivi, passi la tua vita, ritorni la sera, dormi, ti si presenta ad ogni tuo risveglio, quando sei via per una lunga vacanza – per chi può andarci – cominci a sognarla……insomma la tua casa è te stesso e tu sei la tua casa.
Poi, in qualche misura, dentro i vincoli economici, certo, ti rappresenta ai tuoi stessi occhi. Perché uno, a parità o quasi di prezzo, sceglie una casa piuttosto che un’altra. Per una serie di variabili, estetiche, di come ci si vede, pratiche come vicinanza di servizi quali negozi, scuole ecc.
-Quindi, Lei dice, noi siamo degli intermediari di un bene non solo economico.
-Sì, esatto. Ci muoviamo, tra venditore e acquirente, tra due categorie di esseri umani. L’acquirente, soprattutto. Il venditore ha deciso di disfarsi di una cosa, magari gli dispiace, ma ha deciso. L’acquirente deve decidere, ancora, tutto. Dentro un acquisto, ci vanno tutti i suoi compagni di vita: soldi, aspettative, senso estetico, sogni, insomma.
E, noi, se vogliamo che una casa vada venduta – perché solo in questo caso abbiamo la nostra remunerazione – dobbiamo ” capire” quale è l’acquirente non perfetto, che non c’è, come non c’è l’affare perfetto, ma quello che si avvicina di più a quella casa.
– E, poi….
– E poi, anche far venir fuori, a volte, contro i suoi stessi pregiudizi, quello che l’acquirente ha dentro. Voleva, magari, un altro quartiere, ma, quel quartiere lì, l’aveva mai guardato bene, o l’aveva scartato a priori. Oppure – vado a ruota libera – ha guardato bene il movimento del sole attorno alla casa? Insomma, facciamo tanta, tanta psicologia pratica, quotidiana.
Proprio perché il fattore economico è così pesante, gli altri pesano anch’essi-
Se devo tirar fuori cifre importanti, che vincolano la mia vita, tutti gli altri aspetti della mia vita entrano in campo – dentro, certo, il vincolo iniziale economico.
E chi di noi vuole cotruire, o conservare, un buon nome alla propria Agenzia, questo lavoro faticoso, lungo, sotterraneo, se lo deve caricare. Altrimenti, qualche affare lo condurrà in porto, certo, ma “la premiata ditta”, com si scriveva un tempo, è un’altra cosa.
– Bene, architetto. Alla prossima puntata.